APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE PER BENEFICIARI MOBILITÀ O DISOCCUPAZIONE SENZA FORMAZIONE

Formazione non necessaria per apprendistato professionalizzante con lavoratori in mobilità o percettori di disoccupazione, nel caso di competenze già acquisite.

Il Ministero del lavoro risponde ai Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro con interpello n.5/17.

L’istanza di interpello del CDL riguardava l’obbligo di erogazione della formazione di base e trasversale anche laddove il datore di lavoro proceda all’assunzione di soggetti di età maggiore di 29 anni che, a seguito di pregresse esperienze lavorative, abbiano già avuto modo di acquisire la  formazione, ovvero nelle ipotesi di assunzione di lavoratori che abbiano già seguito percorsi formativi nell’ambito di un precedente contratto di apprendistato professionalizzante.

In proposito, il ministero del lavoro ricorda che le Linee Guida per la disciplina del contratto di apprendistato professionalizzante (adottate dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in data 20 febbraio 2014) hanno specificato che la formazione di base e trasversale deve indicativamente avere come oggetto una serie di competenze di carattere “generale”che prescindono dalla specificità delle mansioni svolte. In particolare, le Linee Guida richiamano, indicativamente, nozioni riguardanti l’adozione di comportamenti sicuri, l’organizzazione e la qualità aziendale, la capacità relazionale e comunicazionale, le competenze digitali, sociali e civiche, nonché alcuni elementi di base della professione.

Alla luce di tale documento, quindi, il ministero ritiene che tale formazione, proprio in ragione dei suoi contenuti, risulti ultronea (*) per quei soggetti che abbiano già acquisito le citate nozioni di base in ragione di pregresse esperienze lavorative.

 

(*)  Ultronea
      Nel linguaggio giuridico, eccessiva, eccedente, che va oltre i limiti di quanto è necessario o richiesto.

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MONITORAGGIO DELLE FERIE GODUTE PRIMA DI FINE ANNO

Godere di un periodo annuale di ferie costituisce un diritto irrinunciabile, in quanto finalizzato al recupero delle energie psico-fisiche del lavoratore. Forniamo un riepilogo delle norme in occasione della fine dell’anno civile.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di concedere e far godere almeno due settimane di ferie entro l’anno solare di maturazione. Nell’ipotesi di lavoratore assunto in corso d’anno va preso in esame l’anno effettivo di maturazione delle ferie, in relazione alla data di assunzione, e non l’anno solare. Le due settimane devono essere fruite consecutivamente, qualora il lavoratore ne faccia espressamente richiesta. Il datore di lavoro è tenuto a soddisfare tale richiesta, seppur compatibilmente con le esigenze dell’attività d’impresa. Il datore, inoltre, ha l’obbligo di concedere e far godere nei 18 mesi successivi al termine dell’anno di maturazione le restanti due settimane di ferie.

La contrattazione collettiva può: aumentare il periodo di ferie previsto dalla legge ma non ridurlo; prevedere la possibilità di ridurre il limite delle 2 settimane, per esigenze eccezionali di servizio o aziendali; prolungare il tetto massimo di 18 mesi per la fruizione delle settimane di ferie residue.

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COME CREARE NUOVA OCCUPAZIONE Tirocini: I Consulenti del Lavoro hanno creato 30.000 posti di lavoro

 Lo STUDIO ASSENTI è delegato dalla Fondazione ad operare ed attivare tirocini in tutte le province d’Italia in quattro giorni lavorativi. 

 

Il Lavoro per noi è una cosa importante è libertà, indipendenza, vita.

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Un tirocinio formativo su due, attivato dai Consulenti del Lavoro tramite la propria Fondazione Consulenti per il lavoro, si trasforma in un rapporto di lavoro vero e proprio entro tre mesi. Il tasso d’inserimento lavorativo complessivo risulta del 48,8%. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro intitolato: “I tirocini di Fondazione Lavoro e l’inserimento occupazionale”, presentato in occasione dell’ottava edizione del Festival del Lavoro.tirocini

Più di un terzo dei tirocini conclusi (il 34,4%), inoltre, si trasforma in un rapporto di lavoro presso lo stesso datore che ha ospitato il tirocinante. Tra i soggetti autorizzati

dal Ministero del Lavoro, la Fondazione Consulenti per il Lavoro è al primo posto in classifica per il numero di attivazioni: oltre 60 mila (nel 2013 quasi 10 mila, nel 2016 oltre 22 mila).

Se si confronta poi il tasso d’inserimento dei tirocini promossi dai delegati della Fondazione Consulenti per il Lavoro, rispetto ai risultati dei tirocini di Garanzia Giovani, la migliore performance è della Fondazione. Infatti, un tirocinante della Fondazione, già dopo un mese trova occupazione nel 43,1% dei casi (+11,8% rispetto a Garanzia Giovani). Dopo tre mesi il tasso di ricollocazione raggiunge il 52,2% (+15,2%) e dopo sei mesi tocca il 60% (+19,1%).

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Il Quadro normativo del Fondo di Integrazione Salariale – FIS. La circolare INPS 130 del 13 settembre 2017

Risultati immagini per fis inpsIn riferimento al Fondo di Integrazione Salariale (c.d. FIS) istituito presso l’INPS, con la Circolare n. 130 del 15 settembre 2017 l’Istituto illustra i criteri per l’esame delle domande di accesso alle prestazioni garantite dal Fondo stesso, ovvero l’Assegno di Solidarietà e l’Assegno Ordinario.

 

Il Quadro normativo del Fondo di Integrazione Salariale – FIS

Con Decreto Interministeriale n. 94343 del 3 febbraio 2016, pubblicato in G.U. n. 74 del 30/03/2016, ed entrato in vigore il 14/04/2016, il Fondo di solidarietà residuale è stato adeguato, a decorrere dal 1° gennaio 2016, alle disposizioni del D. Lgs n. 148/2015 e ha assunto la denominazione di Fondo di integrazione salariale (d’ora in avanti FIS).

Con circolare n. 22/2016 e con messaggio n. 1986/2016 sono state fornite le prime indicazioni in merito all’operatività del FIS in attesa del completamento dell’iter amministrativo relativo all’adozione del Decreto Interministeriale di adeguamento di cui all’articolo 28, comma 4, del D. Lgs n. 148/2015 nonché le modalità di presentazione delle istanze di accesso alle prestazioni garantite dal Fondo.

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Doppia informazione per il tetto alla Cigs

Da Il Sole 24 Ore NORME E TRIBUTI

26 SETTEMBRE 2017

Ammortizzatori. In base alle nuove regole i datori di lavoro devono consentire all’Inps di calcolare il tetto dell’80% delle ore lavorabili

Doppia informazione per il tetto alla Cigs

 

Vanno comunicati dipendenti e orario e l’elenco nominativo di quelli coinvolti

Dopo essere rimaste sospese per un biennio sono operative le disposizioni contenute nell’articolo 22, comma 4 del decreto legislativo 148/2015 per cui, in caso di ricorso alla cassa integrazione straordinaria (Cigs) per riorganizzazione e crisi aziendale, le autorizzazioni possono essere concesse entro il tetto dell’80% delle ore lavorabili nell’unità produttiva interessata, nell’arco di tempo individuato nel programma autorizzato.
Secondo le indicazioni fornite dal ministero del Lavoro nella circolare 16/2017, soggiacciono a nuove e più stringenti regole le richieste in cui la conclusione della consultazione sindacale, la presentazione dell’istanza di accesso al trattamento e le conseguenti sospensioni sono avvenute dal 24 settembre in poi.
Addio Cigs a zero in azienda
Si tratta indubbiamente di un momento di svolta per tutte le aziende che ricorrono alla Cigs. La riforma degli ammortizzatori sociali, voluta dal decreto legislativo 148/2015 ha apportato variazioni soprattutto nella logica dell’approccio all’ammortizzatore sociale. Due anni dopo, a completamento delle modifiche volute dal Jobs act, si colloca un altro tassello che, pur non costituendo una vera e propria rivoluzione, ha dalla sua il connotato della forte innovazione: calare il sipario, infatti, su una prassi consolidatasi nel tempo per cui talune imprese, potendo contare sulla Cigs a zero ore per tutto il personale durante il periodo disponibile, erano aperte solo “virtualmente”, senza, in realtà, alcuna maestranza all’opera.
Il cambiamento va a interessare le due causali più ricorrenti di accesso alla Cigs, vale a dire la riorganizzazione e la crisi aziendale. Tuttavia, è opportuno evidenziare che se da un lato la norma evita il possibile ricorso alla Cigs a zero dell’intera unità produttiva, dall’altro non esclude la possibilità che alcun lavoratori possano essere sospesi a zero ore. In altri termini, dunque, il limite opera con riferimento al complessivo numero delle ore lavorabili nell’unità operativa interessata e non ai singoli dipendenti coinvolti.
I dati da comunicare
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SISMA BONUS: CARATTERISTICHE E FAQ DEL MEF

La legge di Bilancio 2017 ha modificato le disposizioni relative alla detrazione Irpef per l’adozione di misure per la messa in sicurezza degli edifici nelle zone ad alto rischio sismico.
Recentemente il MEF ha pubblicato sul proprio sito istituzionale una serie di FAQ, a chiarimento dell’ambito applicativo della detrazione.

Come noto, la L. 232/2016 (Legge di Bilancio 2017) ha introdotto alcune modifiche al D.L. 63/2013, relativamente alle spese sostenute per interventi relativi all’adozione di misure antisismiche con particolare riguardo all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica delle parti strutturali:
• per la redazione della documentazione obbligatoria atta a comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio,
• nonché per la realizzazione degli interventi necessari al rilascio della suddetta documentazione.

Tali interventi devono essere realizzati:
• sulle parti strutturali degli edifici (condominiali o meno)
• o complessi di edifici collegati strutturalmente e comprendere interi edifici
• e, ove interessino i centri storici, l’esecuzione deve avvenire in base a progetti unitari e non su singoli immobili.

Leggi la circolare di REdazione FIscale del Dott. Andrea Cirrincione.

 

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Dipendente controllato da investigatori, legittimo il licenziamento con verifiche adeguate

E’ considerato legittimo il licenziamento di un lavoratore per motivi disciplinari, dopo la verifica tramite agenzia investigativa, volta a stabilire se gli ammanchi di cassa costituiscano furto.

Nel caso concreto la Corte di Cassazione, con la sentenza n.14454/17, aveva accertato che gli elementi forniti dall’agenzia di investigazione erano stati raccolti in un apprezzabile lasso di tempo, avevano riguardato molteplici episodi e, soprattutto, avevano trovato conferme nelle verifiche contabili operate dal datore di lavoro e ritualmente documentate.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle dichiarazioni di dipendenti dell’agenzia investigativa, afferma la Cassazione, la Corte d’appello nella sentenza di merito, risulta essersi uniformata al principio di diritto per il quale, in tema di controlli del datore a mezzo agenzia investigativa, gli illeciti non devono riguardare l’inadempimento della prestazione lavorativa, ma devono incidere sul patrimonio aziendale (mancata registrazione delle vendite ed appropriazione delle somme da parte della cassiera) e non devono presupporre necessariamente illeciti già commessi. Nel caso specifico gli investigatori, fingendosi normali clienti del negozio, si erano limitati a presentarsi alla cassa con la merce acquistata e a pagare il prezzo relativo, senza porre in essere manovre dirette ad indurre in errore l’operatrice. Per la Cassazione, inoltre, viene confermata la regola (posta a tutela del diritto di difesa dell’incolpato) che prevede la tempestività della contestazione ed un accertamento non limitato ad un unico episodio (che potrebbe non risultare sempre significativo), accompagnato dall’accertamento delle giacenze di cassa alla fine della giornata lavorativa.

Già con la sentenza n.25674/14, la Corte di Cassazione era intervenuta, consolidando il proprio orientamento, sulla possibilità di controllo da parte del datore di lavoro tramite investigatori privati, affermando che i controlli si devono limitare agli atti illeciti, non al solo inadempimento dell’obbligazione. La Cassazione, in quel caso, ritenne lecito l’utilizzo di un’agenzia investigativa nei confronti del dipendente con l’obiettivo di tutelare il patrimonio aziendale.

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DECESSO LAVORATORE

Risultati immagini per DECESSOAggiornamento
Guida decesso lavoratore  della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro

Le cause di estinzione del rapporto di lavoro subordinato, come noto, possono essere molteplici, possiamo distinguere le seguenti cause di cessazione:

  • per volontà del datore di lavoro (licenziamento);
  • per volontà del lavoratore (dimissioni);
  • per comune accordo (risoluzione consensuale)
  • per cause estranee dalla volontà delle parti (impossibilità sopravvenuta, forza maggiore etc.)

Tra le ipotesi di estinzione di estinzione per forza maggiore, dobbiamo annoverarne un’altra, ovvero l’estinzione legale per morte del lavoratore.

La disciplina legale dell’estinzione del rapporto di lavoro è contenuta nel libro V del codice civile; nel quale si annovera anche il caso del decesso del lavoratore.
La morte del lavoratore estingue il rapporto di lavoro per causa di forza maggiore, ma allo stesso tempo consente il subentrare dei familiari nei rapporti economici conseguenti dalla risoluzione del rapporto stesso.

Al momento del decesso del lavoratore ci si trova in dubbio su come distinguere le somme da erogare e su quale sia il metodo da adottare per la liquidazione.

 L’art. 2122 codice civile recita: In caso di morte del prestatore di lavoro, le indennità indicate negli articoli 2118 (indennità sostitutiva del preavviso) e 2120 (TFR) devono essere corrisposte al coniuge, ai figli e, se vivevano a carico del prestatore di lavoro, ai parenti entro il terzo grado e agli affini entro il secondo grado. La ripartizione delle indennità, se non vi è accordo tra gli aventi diritto, deve farsi secondo il bisogno di ciascuno. In mancanza delle persone indicate nel primo comma, le indennità sono attribuite secondo le norme della successione legittima. Il prestatore di lavoro può disporre mediante testamento delle indennità sopra citate, in mancanza delle persone indicate al comma 1.

Il disposto normativo appena richiamato, chiarisce e distingue le modalità di ripartizione delle somme maturate dal de cuius.

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Incentivi all’occupazione 2017 – GUIDA ANPAL Aggiornamento

Pubblicata la guida dall’ANPAL sugli incentivi spettanti per l’occupazione aggiornata al 1° luglio 2017.

Gli incentivi all’occupazione sono i benefici normativi o economici riconosciuti a:

  • datori di lavoro per l’assunzione di specifiche categorie di persone
  • determinate tipologie di soggetti per l’avvio di una nuova impresa.

Essi rappresentano dunque un contributo pubblico al costo del lavoro, per la parte a carico del datore di lavoro. In alcuni casi, tale contributo può anche ricoprire l’intero costo del lavoro, per un periodo di tempo limitato.

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Licenziamento “per profitto”: il punto della giurisprudenza

30 agosto 2017di Edoardo Frigerio Scarica in PDF
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La più recente giurisprudenza di legittimità ha, con orientamento che si è consolidato negli ultimi mesi, stabilito che non occorre una situazione di crisi o difficoltà economica dell’impresa per procedere a un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, ma che si può licenziare anche per migliorare l’organizzazione o la reddittività dell’impresa, quindi anche “per profitto”. Liberalizzazione, quindi, del licenziamento per motivi economici? Non è proprio esattamente così, come si rileva in alcune recenti sentenze di merito che denotano l’esistenza di vincoli ancora piuttosto rigidi in caso di licenziamento per gmo.

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